sabato 20 ottobre 2007

IL DRAGONE E LA COLOMBA - CAPITOLO 10


Lentamente Sly riprese conoscenza. Un dolore pulsante alla base del cranio gli suggerì che era ancora vivo, e questo era un bene; l’impossibilità di muovere braccia e gambe gli suggerì invece che era legato, e questo era un male.
Intorno al cacciatore di taglie si trovavano almeno venti banditi, tutti armati, che lo guardavano come un ragno guarda una mosca impigliata nella ragnatela. Un omone grosso e barbuto, probabilmente il capo, prese la parola.

- E così abbiamo un intruso… chi sei?

- Tuo figlio illegittimo. Sono venuto ad abbracciarti, papà…

Tutti i presenti scoppiarono a ridere sguaiatamente, poi il capo intimò il silenzio colpendo Sly con un violento ceffone.

- Non fare lo spiritoso! Chi sei? Chi ti manda? Dov’è la ragazzina?

Il grido improvviso della vedetta interruppe l’interrogatorio:

- LE GUARDIE! Stanno arrivando le guardie!

Si scatenò il finimondo: i banditi sguainarono le armi e si precipitarono verso l’entrata, mentre i soldati della guardia cittadina sfondavano la debole resistenza e invadevano la grotta come un fiume in piena tra urla di battaglia e clangore di spade.
In pochi minuti era tutto finito.
Dalle retrovie emerse il conte di Migliavacca, lo sguardo traboccante di sdegno.

- Lei non mi è mai piaciuto, signor Tarantola, per questo l’ho fatta pedinare durante le sue ricerche, e a quanto pare avevo ragione. Non è stato in grado di portare a termine il suo compito, anzi se non fossi intervenuto io avrebbe perso la vita. Capitano Valador, sleghi questo incapace e lo accompagni fuori da qui. Si assicuri che se ne vada, non voglio più avere nulla a che fare con lui.


...continua!


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