giovedì 15 marzo 2012

DAVVERO EP. 34 - IL COLORE AL SERVIZIO DELLO STORYTELLING





Tutti i veri coloristi di fumetti sanno (o dovrebbero sapere) che colorare non significa solo abbellire i disegni, ma soprattutto contribuire a raccontare una storia. Il colore è uno strumento potentissimo per veicolare le emozioni, in modo -per così dire- anche un po' subliminale. Un esempio da manuale dell'applicazione di questo concetto l'ho trovato oggi nell'episodio 34 del webcomic italiano Davvero (lo ricordate? Ne avevo parlato qui e qui).

La storia inizia con la protagonista al settimo cielo (non aggiungo dettagli per evitare spoiler) e proseguono con una "doccia fredda", che fa piombare la protagonista nella disperazione più cupa.
Questa transizione emotiva è espressa, oltre ai disegni ed ai testi, anche con un uso magistrale del colore: tinte calde e sature (piene di vita ed allegria) per la prima tavola, seguite da colori freddi e spenti quando si capisce che c'è qualcosa che non va, per poi passare ai toni di grigio (che nel giro di tre vignette perdono persino le ombreggiature, rimanendo piatti) e finire con un tetro bianco e nero sempre più carico di ombre.
E pensare che, nella fiction, dalla prima tavola sarà trascorsa si e no mezz'ora!

Ecco, per come la vedo è dai tocchi di classe come questi che si riconoscono i veri professionisti!


4 commenti:

Viviana B. ha detto...

Off Topic - Scusa, avevo fatto un errore di programmazione del video. Adesso puoi vedere l'anticipazione di Oktagon qui.

Fumettista Esplosivo ha detto...

"Ecco, per come la vedo è dai tocchi di classe come questi che si riconoscono i veri professionisti!"

Ho letto quell'episodio, anche se non seguo regolarmente Davvero.
Sinceramente l'espediente narrativo in questione non mi ha stupito più di tanto, parere e gusti personali, ma a me sapeva "di già visto"!^^

Questo non toglie che sia stato usato bene all'interno dell'episodio!

Piuttosto, dovresti recuperare i numeri 100 e 200 (il 300 non l'ho letto) di Martin Mystere... lì la presenza del colore da più di uno spunto interessante per le storie.

Inoltre, cosa mai fatta prima all'interno di un fumetto (credo), all'interno del numero 200 compare
uno stereogramma in 3d!

Sai cos'è?
E' una roba che ti fa passare un brutto quarto d'ora se rientri in quel 2% della popolazione mondiale che non riesce a vedere l'immagine in 3d all'interno della trama.

Luca Bonisoli ha detto...

"Sinceramente l'espediente narrativo in questione non mi ha stupito più di tanto, parere e gusti personali, ma a me sapeva "di già visto"!^^"

E' vero, non è un espediente sconvolgentemente innovativo, però questo non toglie che l'uso del colore a servizio dello storytelling in questo caso sia particolarmente azzeccato! ^__^
Per quanto riguarda il "non mi ha stupito", credo che dietro ci sia un po' di deformazione professionale: mi sa che ormai non puoi più fare a meno di leggere i fumetti con gli occhi dell'autore (completo, per di più) e riconoscere tutti i trucchi del mestiere (anzi, chissà quante volte ti capita di pensare "io qui avrei fatto qualcosa di diverso"...)
Questo però a volte non ti permette di accorgerti bene dell'impatto (inteso in senso positivo) che possono avere le tavole, tue o altrui, sul lettore medio... ^__^


"all'interno del numero 200 compare uno stereogramma in 3d!"

Notevole! Fortunatamente sono in quel 98% della popolazione che gli stereogrammi riesce a vederli (anzi, a regola mi risultano anche abbastanza facili da vedere...)

Fumettista Esplosivo ha detto...

"mi sa che ormai non puoi più fare a meno di leggere i fumetti con gli occhi dell'autore"

In effetti è vero!^^
Una cosa del genere mi è successa anche a proposito dei film, nel periodo in cui realizzavo il film del Capitano. Tornato a casa, di fronte alla tv, dopo aver passato ore a vedere come funzionavano i ciak dal vivo, iniziarono a sembrarmi "finti" anche gli attori di Hollywood! La cosa è durata 2 o 3 mesi, mentre ora sono tornato a godermi i film senza pensarci.^^