venerdì 17 settembre 2010

INTERVISTA A MATTIA BULGARELLI


Per alcuni i fumetti sono roba da bambini, per altri invece sono una cosa seria. Ecco, Mattia Bulgarelli appartiene decisamente alla seconda categoria. Lui è uno che i fumetti non si limita a leggerli: letteralmente li studia per comprenderne i meccanismi più nascosti. Caustico osservatore della realtà, Mattia è un vero segugio nel trovare e mettere in evidenza le piccole e grandi contraddizioni del mondo che ci circonda, ma sotto la dura scorza della fredda logica si nasconde un animo da "geek", capace di entusiasmarsi come un adolescente (al pari del sottoscritto... ehm... ^__^') davanti ai cartoni animati degli anni '80 e ai nuovi ritrovati della tecnologia. Sebbene ancora non abbia avuto l'occasione di mettersi alla prova su testate famose, Mattia ha già in curriculum collaborazioni come sceneggiatore sia in Italia che all'estero e i risultati sono più che promettenti. In attesa che arrivi la sua occasione di "sfondare" a livello interplanetario, ho trovato un buco tra i suoi mille impegni in cui infilarmi per carpire questa intervista...

Mattia, cominciamo con la mia solita domanda di apertura: perché i fumetti? Cosa ti piace della cosiddetta "nona arte"?
Prima di tutto, non si può amare una cosa senza conoscerla, e conoscere una cosa ti porta ad amarla. Umberto Eco ha scritto qualcosa tipo: "chi fa la tesi sulla sifilide si affeziona anche alla Spirocheta Pallida". Ecco, seguendo Manuela Soriani nella sua formazione presso Michela Da Sacco, e già partendo con uno zio nella pubblicità ed una cugina ex-disegnatrice ed ex-colorista, non puoi non amare le arti visive in genere (di sicuro più piacevoli da interiorizzare della Spirocheta di cui
sopra). Il fumetto e l'animazione, poi, sono particolarmente "trasparenti": la mano dell'autore è molto più visibile che in altri generi... O forse è solo la mia impressione e la vedo di più perché ho le conoscenze specifiche? Mah.

Quali generi di fumetto preferisci scrivere? Quali invece non scriveresti mai?
Di solito mi piace lavorare con un'idea precisa dei personaggi. Mi trovo bene a lavorare su idee di base o personaggi altrui, purché non troppo definiti, perché tendo a personalizzare molto. Non ho un genere preferito, ma credo di preferire tutto ciò che ha degli elementi fantastici: mi permettono di costruire, da un "se" all'altro, qualcosa di nuovo. Mi piace partire da premesse impossibili (ma semplici da definire) per poi esplorare le conseguenze. Tra i vari generi, penso che le declinazioni della fantascienza mi vadano a genio, sarà la mia formazione scientifica, e così anche l'avventura soprannaturale. Ho scritto abbastanza poco da avere ancora molti generi che mi attirano e che non ho ancora "assaggiato" come scrittore. Un genere che non scriverei mai? Il giallo, per esempio. Non perché non mi piaccia, ma perché non sono proprio capace. O il western, che, visto da fuori, non mi offre molti appigli per dire "ecco, questo non l'ha scritto nessuno così". O il fantasy, che è davvero difficile da rendere credibile ed originale ed il rischio-ricalco è troppo alto (cfr. Gamberi Fantasy, nella speranza che riapra, prima o poi).

Le tue sceneggiature sono molto dettagliate dal punto di vista dei riferimenti visivi, oppure tendi a lasciare campo libero all'estro del disegnatore?
Dipende. Mi piace avere un controllo molto forte su ciò che avviene in scena. Non scriverò mai "3 vignette in cui combattono", ma descriverò lo stile di lotta di ogni personaggio. Il progetto Bluejaye è nato da personaggi già definiti inizialmente, ma in accordo con il creatore sono stati molto rimaneggiati. È una storia "di supereroi" con tutti i crismi: Origini, un Villain, un po' di soprannaturale, poteri, ecc. Ecco, le scene di lotta non sono lì "per riempitivo" o perché "ci devono essere", ma servono a mostrare anche COME i personaggi lottano, il loro stile, le loro priorità devono vedersi. Naturalmente ringrazio Valentina Semprini per il suo "Bam! Sock! Lo scontro a fumetti" che analizza perché e percome i supereroi si menano. Anche legare i fatti tra di loro è una priorità. Se a pagina 20 c'è un vaso che deve essere rotto, il vaso deve comparire a pagina 3, e deve essere quello. Però mi piace anche farmi stupire dal disegnatore, il che ci porta alla domanda seguente. ^_-

Quali caratteristiche apprezzi maggiormente in un disegnatore?
Comunicare e collaborare: un disegnatore che comunica dà idee, ti costringe a mettere in discussione quello che fai e migliorarlo. Tutte le idee sono buone nella tua testa: è quando le pronunci ad alta voce o le mandi per iscritto a qualcuno che ti accorgi se lo sono davvero. Correggere: non importa quanto poco ti pagano. Se è sbagliato, è sbagliato, punto. Anche per questo, preferisco lavorare con persone che già sanno che non prenderanno un centesimo e che, quindi, lo fanno per divertimento. Non che l'industria del fumetto italiano paghi qualcosa, sia chiaro... Tanto vale, quindi, farlo bene e volentieri per te stesso che male e malvolentieri perché ti aspetti una paga adeguata a ciò che fai (altro concetto che nel fumetto in Italia ve lo potete SCORDARE). Cuore: non m'importa più di tanto se non c'è la perfezione tecnica... M'interessa di più vedere se trasmetti qualcosa e se quel qualcosa è adatto alla storia. Un disegno "perfetto" ma freddo e poco originale (è il problema di moltissimi artisti 3D e di chi fa fumetto ricalcando troppo dalle foto) per me vale meno di un disegno con dei dettagli significativi che approfondiscono il mondo fittizio. Ehi, abbiamo quattro "C" (come nei migliori corsi di formazione aziendali): comunicare, collaborare, correggere, cuore.

Quali sceneggiatori (famosi e non) ti hanno maggiormente ispirato e/o influenzato?
Francesca Da Sacco mi ha insegnato le basi, anche se abbiamo stili molto diversi e sono suo allievo "a metà". Poi, ho visto e letto un sacco di cose, e chissà da dove viene tutto quello che s'è fermato nelle reti (metaforiche e neurali) del mio cervello. Tra i tanti: Masamune Shirow, Frank Miller, Terry Moore, Alan Moore, Leo Ortolani, Ai Yazawa... sono tutti da studiare, anche se scrivo cose molto molto diverse.

Come nascono le tue storie? Qual è il punto di partenza? Come le sviluppi?
Spesso c'è un'idea, una situazione a cui penso e dico "sarebbe bello avere una storia che contiene questa scena" e da lì ragiono su come si può arrivare o ripartire da quella scena.

Nelle tue storie tendi ad inventare prima i personaggi o la trama?
Di solito prima i personaggi. Sono i personaggi che fanno succedere le cose.

Come nascono i tuoi personaggi?
Archetipi. Prendo degli archetipi e li mescolo tra loro, poi arrotondo gli spigoli per rendere il carattere del personaggio credibile e verosimile. Infine, quando io ce l'ho chiaro, cerco un sistema per presentarlo al lettore un po' alla volta. Il lettore dovrebbe essere incuriosito a proseguire per saperne di più di quel personaggio, senza avere la sensazione di "ok, ho già capito tutto". Nulla stanca di più di una storia che hai già letto con personaggi che hai già visto.

Tra i personaggi che hai inventato qual è quello a cui sei più legato? Perchè?
Purtroppo nessuno dei miei personaggi ha una vita editoriale vera e propria, né sono tanti di numero. Le "figlie predilette", però, sono le ragazze di Thumos, co-create con Michela Da Sacco, su cui avremmo materiale sufficiente per parecchi volumi. Purtroppo il "lavoro pagato" ha sempre la precedenza, specie in tempi duri come questi. Se conosci uno sponsor...

Se tu potessi scrivere un albo di una qualsiasi testata famosa, quale sceglieresti? Perchè?
Che domanda difficile. Forse un qualche supereroe Marvel. Hulk mi fa tenerezza, L'Uomo Ragno
sarebbe divertente, Wolverine può spaziare parecchio. Della DC, forse solo Batman mi interesserebbe. Oppure qualche personaggio minore da rimaneggiare a mio gusto: anche Watchmen è nato da lì, ma io mi limiterei ad una "rispolverata". Personaggi giapponesi o europei... Non saprei proprio. È stato divertente scrivere un episodio dell'audiofumetto de L'Insonne, ma non riuscirei a gestire Desdy per più di un paio di episodi, la devierei verso un altro carattere. E Di Bernardo sa dove abito. :P

Oltre ai fumetti sei un esperto (anzi, addirittura un teorico) di giochi di ruolo. Questo tipo di giochi ha qualche influenza sulle trame e le sceneggiature dei tuoi fumetti, oppure no?
Più che un teorico (che FA teoria) io studio la teoria. Anzi, le teorie (ce n'è più di una, ma solo pochissime valide). Di "esperti" di giochi di ruolo, che magari hanno giocato cinque o dieci giochi quasi uguali tra loro e rimasti fermi al modello di design dominante dieci anni fa, ne ho piene le scatole. Il gioco di ruolo ha in comune col fumetto e con i racconti il fatto che alla fine ottieni una fiction. In alcuni giochi c'è una trama predeterminata ed il gioco si concentra su altro (es.: sconfiggere mostri). L'abilità del giocatore sta nel gestire le sue opzioni tattiche. In altri, i giocatori compongono una trama per il loro divertimento. Questo tipo di giochi mette in mano ai giocatori, in modo semplice ed accessibilissimo, come si addice ad un gioco ricreativo, degli strumenti di vera e propria costruzione narrativa in modo esplicito: definire una Nemesi, i Tratti salienti di un personaggio, che prezzo si paga per le conquiste, dividere il gioco in atti come fosse (e lo è!) una commedia o una tragedia, fare scelte sull'evoluzione dei temi che toccano quel personaggio o quell'altro. Per il resto, mi piacciono un po' tutte le categorie di giochi.

Abbiamo parlato di giochi, allora giochiamo: se tu fossi un super-eroe, quale vorresti essere? Perchè?
Iron Man: adoro gli eroi in armatura e la tecnologia. Oppure Lanterna Verde: ha un potere che annulla la distanza tra Pensare e Agire.

Se invece fossi un personaggio di un cartone animato?
Bella domanda. In generale tutte le storie emozionanti prevedono una qualche forma di Tragico Passato(TM) o di versare sangue e sudore a litri. Un'armatura da Cavaliere dello Zodiaco o un robot gigante non mi dispiacerebbero, ma non sopporterei mai gli allenamenti necessari per la prima e non saprei dove parcheggiare il secondo (sul letto del Po?). ^_^;

Se infine fossi un personaggio di un videogioco?
Ah, stesso problema di sangue, sudore e tragedie: "possa tu vivere in tempi interessanti", la vecchia maledizione cinese. Magari un qualche personaggio di un vecchio coin-op: se mi faccio male c'è un "continua" pronto. :P Oppure il classico personaggio che fa il tutorial al protagonista: nulla da rischiare e, finita l'introduzione, potrei fare quello che vorrei e nessuno lo saprebbe. Sì, sono un pavido.

Per concludere: quale titolo daresti alla tua autobiografia?
"Lezioni di ottimismo da un pessimista".

Mattia

8 commenti:

Viviana B. ha detto...

Bell'intervista!

Luca Bonisoli ha detto...

^__^

Fumettista Esplosivo ha detto...

"sarebbe bello avere una storia che contiene questa scena"

Questa cosa succede anche a me! (^__^)

Belle intervista!

Fumettista Esplosivo ha detto...

... e, belle e sebastien!
volevo scrivere "bella" intervista!

Luca Bonisoli ha detto...

Resto in attesa del tuo contributo, allora! ^__^

Fumettista Esplosivo ha detto...

@Luca Bonisoli:
Attendi... attendi... attendi...

Ah! A....... attendi... attendi... attendi...................................

Fumettista Esplosivo ha detto...

@Luca Bonisoli:
Naturalmente te la manderò quanto prima... e quanto prima approfitterò del tuo contributo per wikipedia, ricordi?

Ma è solo che ora sono prorio nella parte finale di tutti i lavori e ne avrò ancora per una ventina di giorni tutti!

Luca Bonisoli ha detto...

Cercherò di resistere... ^__-