Oggi vorrei affrontare un argomento che ho imparato nelle mie prime lezioni di Wing Tzun, e che è spesso trascurato in molte altre arti marziali: il pre-combattimento. Si tratta di quella fase in cui ancora non c'è uno scontro, però l'attenzione è altissima e si capisce che molto probabilmente si arriverà alle mani.
E' una fase delicata dove è ancora possibile evitare il combattimento, e sapete come la penso: un combattimento evitato è un combattimento vinto, perchè niente combattimento = niente danni = ho difeso efficacemente la mia persona, cioè ho attuato una difesa personale efficace.
Tuttavia non possiamo fermarci qui, perchè nel pre-combattimento è altrettanto probabile (se non addirittura ancora più probabile) che effettivamente si arrivi allo scontro fisico, quindi dobbiamo prepararci anche per il caso peggiore, però in modo intelligente, e non parlo solo delle tecniche. Mi spiego meglio con un piccolo esempio inventato, che chiameremo "il paradosso dell'esperto di arti marziali".
Oreste Sgranalossa è un attaccabrighe che va in discoteca in cerca di risse, e una brutta sera provoca Angelino Ferricorti, che a dispetto delle apparenze è maestro di arti marziali (ma l'altro non lo sa). Ferricorti, sentendosi provocato, alza i pugni in guardia pronto al combattimento. Oreste inizia un attacco, ma l'espertissimo Angelino si accorge immediatamente del colpo e lo anticipa, fratturando il setto nasale di Sgranalossa e mettendolo KO. Il giorno dopo Oreste denuncia Angelino per avergli rotto il naso e produce almeno venti testimoni che erano in discoteca e confermano tutti la stessa versione: Ferricorti ha risposto alle provocazioni mettendosi in guardia e colpendo per primo.
Angelino prova a replicare dicendo che in realtà Sgranalossa stava già attaccando, e solo la sua abilità gli ha permesso di anticipare il colpo in arrivo. Se non lo avesse fatto -conclude Ferricorti- il naso rotto sarebbe toccato a lui, quindi si tratta semplicemente di difesa.
Ora, chiunque abbia un po' di esperienza con le arti marziali sa che accorgersi di un colpo in arrivo e anticiparlo può tranquillamente succedere (quante volte i miei compagni di allenamento hanno anticipato i miei colpi!) però purtroppo il giudice non ha mai praticato arti marziali, quindi condanna Ferricorti per lesioni, con buona pace della sua grande abilità in combattimento maturata con anni di impegno e sacrifici.
Questa storiella serve per capire che l'autodifesa e l'abilità in combattimento non sono completamente la stessa cosa. Eppure -direte voi- Angelino non poteva comportarsi diversamente, perchè lasciare che un avversario attacchi per primo è molto rischioso (può bastare un solo colpo -anche fortuito- per finire KO). Ma allora come possiamo fare per difenderci considerando anche le eventuali conseguenze legali? Vediamolo iniziando da un piccolo quiz.
All'inizio dell'articolo trovate un'immagine di Oreste Sgranalossa e Angelino Ferricorti, in posizioni differenti. La domanda è: quale dei due è pronto a combattere? Se avete risposto "Oreste" avete sbagliato, perchè la risposta gusta è: "entrambi".
Infatti anche Angelino è "in guardia", però la sua guardia non è esplicitamente riconoscibile. Questo sarebbe un bel vantaggio di fronte al giudice di prima, perchè i testimoni sarebbero tutti concordi nel riferire che "Sgranalossa evidentemente voleva combattere, visto che aveva i pugni alzati, mentre Ferricorti no".
In altre parole: se due persone sembrano entrambe in guardia, i testimoni hanno un certo tipo di impressione, mentre se uno sembra in guardia e l'altro no, l'impressione è ben diversa. Come funziona dunque la guardia di Angelino Ferricorti? Lo vediamo dai dettagli:
- Il peso è appoggiato sulla gamba sinistra (posteriore), mentre la gamba destra (anteriore) è "scarica", offrendo la possibilità di calciare velocemente avanti.
- La gamba destra è leggermente ruotata verso l'interno, offrendo a sua volta un po' di protezione contro calci e ginocchiate ai genitali (che tendenzialmente hanno una traiettoria dal basso verso l'alto).
- Il braccio sinistro è piegato in orizzontale davanti allo stomaco, offrendo protezione a fegato, addome e milza.
- Il braccio destro, quasi verticale, funge da schermo per plesso solare, gola, mento e, in misura minore, bocca.
- Entrambe le braccia inoltre sono piegate come molle cariche, pronte a scattare in avanti per attaccare o intercettare un colpo avversario.
- La testa (anche se non si vede dal disegno) è tenuta indietro, il più lontano possibile da un eventuale pugno, senza però squilibrare la posizione.
Ora, come vi renderete conto anche voi, questa specie di guardia offre una protezione che non è il massimo, ma del resto non è nemmeno il suo scopo: serve infatti semplicemente a fornire un minimo di schermatura ai punti vitali in caso di emergenza, e soprattutto a permettere una reazione rapida a qualsiasi attacco dell'avversario. Una volta che il combattimento ha inizio le cose cambiano, e questa guardia va abbandonata.
Concludo segnalando un ulteriore fattore da considerare: la distanza. Questa posizione di pre-combattimento è utile quando l'avversario (che -ricordiamo- non ci ha ancora fatto nulla di male) si trova ad una distanza relativamente grande da noi: non più vicino della portata di un calcio. Se invece l'avversario si avvicina molto sperando di coglierci di sorpresa all'ultimo momento con un attacco "sleale" (testata o ginocchiata ai genitali), questa posizione può risultare svantaggiosa ed è necessario adottare altre strategie.
Questo ci porta a sfiorare un altro argomento strettamente collegato alla distanza, cioè quello del movimento. Senza dilungarmi troppo, mi limito a sottolineare come la guardia (qualsiasi guardia che possiamo adottare) perda notevolmente di efficacia se rimane statica. Non si tratta solo di mettere in difficoltà l'avversario offrendogli un bersaglio mobile anzichè fisso: il movimento può essere utile anche per "mettere alla prova" le intenzioni dell'avversario: se sono in posizione di pre-combattimento e l'avversario si avvicina troppo per i miei gusti, posso spostarmi e ripristinare la distanza di sicurezza. A quel punto, se l'avversario si avvicina ancora, è assai probabile che voglia combattere davvero, e devo comportarmi di conseguenza.
9 commenti:
Lettura interessante e non scontata. ^_^
Mmmmhh... forse addirittura un po' troppo "tecnica"... o no?
Ciao Luca,
belli questi post su difesa/combattimento!
Scrivine di più, che non si sa mai che tornino utili...
Fabry
Ciao ho letto questo post per caso,molto interessante e per niente banale mi sembra di riconoscere un pizzico di blitzdefence e win tsun,complimenti!
Più di un pizzico, in effetti.
Sono concetti che ho imparato proprio quando ho iniziato a praticare Wing Tzun.
E io mi ero persa questo post?!?
Porca miseria, star lontana da computer e web è stato davvero deleterio!
Ottimo post, concordo pienamente sulla posizione "pronta al combattimento" di entrambi e sottoscrivo ogni parola circa la postura di Angelino Ferricorti.
Te lo copio-incollo nei miei "In primo piano", se non ti spiace (ovviamente linkato!).
Ciao!
Grazie dell'apprezzamento! Fa sempre piacere! ^__^
Ciao il blog è interessante. Sono d' accordo con te. Chi pratica arti marziali lo fa certamente per difendersi, ma anche per diventare più saggi in un certo senso. Questo significa che più diventiamo veloci e bravi e più di pari passo dovrebbe anche aumentare il rispetto e la sensibilità per se stesso e per gli altri.Difendersi senza farsi notare troppo è una idea di partenza essenziale,secondo me. Contrariamente a ciò che la gente potrebbe pensare, chi fa arti marziali dovrebbe essere in grado di captare una tensione nell'aria, e trovare in tutti i modi la strada di risolvere il conflitto nel modo più pacificante possibile. Studio di anni. Studio caratteriale intendo. Su se stessi. Forse la migliore guardia è essere pronti, ma con un sorriso. ciao
Io trovo che queste idee siano interessanti anche se mi piacerebbe discutere di alcune cose. L'autodifesa è un ambiente molto vario, intendo come gente che viene per frequentare e le motivazioni variano incredibilmente.
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