venerdì 24 ottobre 2008

ARTI MARZIALI, DIFESA PERSONALE E REALISMO


Esistono moltissime arti marziali e moltissime persone che le praticano per i motivi più svariati, ma quasi tutti -chi più chi meno- lo fanno anche per imparare a "difendersi".
In diciannove anni di pratica marziale ho avuto modo di interrogarmi più volte su cosa vuol dire "difendersi", ed ho scoperto che è un concetto molto meno scontato di quanto può sembrare a prima vista.


Di solito "difendersi" viene inteso come "difendersi da un'aggressione da strada", e questo presuppone un combattimento.
Ma attenzione: non stiamo parlando di un incontro sportivo in cui i contendenti sono animati da semplice agonismo, riparati da protezioni, tutelati dal regolamento di gara e sorvegliati da un arbitro!
Un'aggressione da strada è qualcosa di più brutto, cattivo, sleale e (ovviamente) pericoloso.


Questo dipende da alcune dinamiche molto particolari che caratterizzano la maggior parte delle aggressioni, e che derivano da un concetto quasi banale: l'aggressore vuole fare del male alla vittima per ottenere un qualche beneficio, ma senza farsi male a sua volta.
Dobbiamo considerare allora che:

1 - Chi subisce un'aggressione è stato "scelto" dall'aggressore. Evidentemente negli occhi dell'aggressore la potenziale vittima è abbastanza debole per permettere una facile vittoria.

2 - L'aggressore cercherà di terminare lo scontro con un solo colpo o comunque nel minor tempo possibile, sfruttando tutti gli elementi a suo favore (sorpresa, armi, intimidazione, colpi sleali, ecc...). Non è corretto, e in molti casi nemmeno sensato, paragonare un'aggressione ad un combattimento sportivo.

3 - In un'aggressione da strada non esistono colpi proibiti, e con ogni probabilità l'aggressore non si farà scrupolo di usare tutti i trucchi di cui dispone pur di raggiungere il suo scopo.

Molte arti marziali (soprattutto quelle tradizionali giapponesi) non insegnano questi principi, limitandosi ad insegnare delle tecniche ("se l'avversario attacca in questo modo, rispondi in quest'altro modo"), per di più nobilitate da un'etichetta quasi cavalleresca. Questo avviene perchè in realtà quelle arti marziali non sono state codificate con lo scopo di ottenere la massima efficacia in combattimento, ma per permettere ai praticanti di compiere un cammino di crescita personale.

E qui possono nascere dei pericolosi equivoci.

Un grado elevato in un'arte marziale non significa necessariamente una buona probabilità di cavarsela in un'aggressione, ma può dare un falso senso di sicurezza, che è molto pericoloso per il praticante.


Anch'io nutrivo questo falso senso di sicurezza quando ho iniziato a praticare Wing Tzun, poi mi sono dovuto scontrare con le prime "prove" di combattimento libero senza limitazioni di colpi, dove sono stato sconfitto più volte da avversari con molti meno anni di pratica rispetto a me.

E ho iniziato a imparare alcune lezioni importantissime, che riguardano il combattimento reale:

1 - In un combattimento non si può evitare di farsi male e di fare male all'avversario (a meno che non ci sia un'enorme differenza di abilità). Se un marzialista pensa di riuscire a controllare l'avversario senza fargli del male, o è Capitan America, o è uno sciocco.

2 - Un combattimento può avere gravi conseguenze legali, psicologiche e sanitarie, anche se si vince. Prendere parte a una rissa o rispondere a un attacco in modo sproporzionato sono reati. Inoltre, in un combattimento senza regole contro un aggressore sconosciuto il livello di incertezza è altissimo e può succedere di tutto. Causare lesioni permanenti a un'altra persona può comportare gravi conseguenze a livello psicologico. Non solo: un naso rotto, una ferita o un morso sono eventi piuttosto comuni ed espongono al contatto con la saliva o il sangue dell'aggressore, che può essere anche malato.

3 - Se devo combattere contro più aggressori, oppure se l'aggressore ha un'arma (bastone, coltello, bottiglia...) e io no, le mie possibilità di uscirne ragionevolmente incolume sono prossime allo zero. Per esperienza personale posso dire che praticamente tutte le tecniche di disarmo che ho praticato in passato sono completamente inefficaci se l'aggressore ha un minimo di esperienza nell'uso dell'arma (e verosimilente ce l'ha).
I coltelli, in particolare, sono semplicemente letali perchè essendo leggeri permettono movimenti molto veloci, inoltre allungano il raggio d'azione dei colpi quel tanto che basta per mandare fuori distanza un avversario disarmato, e soprattutto tagliano.
Un paio di giorni fa il mio istruttore mi ha spedito via email alcune foto di un poliziotto americano accoltellato (fortunatamente sopravvissuto, anche se affettato come un cotechino). Qui sotto trovate i collegamenti. Occhio che fanno impressione.

- Foto1
- Foto2
- Foto3

Per tutti questi motivi un combattimento da strada fa paura, quindi è sempre meglio evitarlo. Concetti come la difesa dell'onore o la dimostrazione della propria forza sono sciocchi ed autolesionisti. Per come la vedo io, se parliamo in termini di aggressioni da strada, un combattimento evitato è un combattimento vinto.


Se comunque dovesse capitare un combattimento, è bene ricordarsi alcuni principi:

1 - Colpire rapidamente, forte e nei punti vulnerabili. Se la vittima sente che la sua incolumità è in serio pericolo, non può permettersi il lusso di essere delicata o "corretta" nei confronti dell'aggressore.

2 - Non concedere mai tregua all'avversario. Non permettere che si riprenda e si riorganizzi se per caso è stato colpito. Una volta che il primo colpo è arrivato a bersaglio, facilmente arrivano anche tutti i successivi. E' importante sfruttare ogni minimo vantaggio, senza sprecarlo inutilmente.

3 - Cercare sempre di concludere il combattimento nel minor tempo possibile. L'aggressore probabilmente è più forte della vittima o, peggio ancora, potrebbe essere ubriaco o drogato. Più aumenta la durata del combattimento, più aumenta la probabilità di soccombere.

4 - Evitare a tutti i costi di finire a terra. Le arti marziali specializzate nella lotta a terra usano ginocchiere imbottite o combattono su materassini, mentre lottare senza protezioni sull'asfalto equivale quasi a un suicidio.


Riassumendo questo lungo post: la lezione che ho avuto modo di imparare è che fare davvero a botte fa male, ed è molto meno divertente di quanto possa sembrare in palestra o su un ring, e per questo va evitato finchè possibile.
Concludo allora con uno dei grandi paradossi delle arti marziali, che ho iniziato a capire e a interiorizzare solo dopo aver sperimentato (fortunatamente in modo molto lieve) anche i lati più brutti del combattimento libero.

Le arti marziali si imparano per non doverle usare
.

Personalmente sono dell'idea che l'allenamento serva soprattutto per saper riconoscere le situazioni critiche prima che sfocino in un combattimento, per permettere di gestire quelle situazioni senza farsi prendere dal panico e, in ultima analisi, per evitare di combattere.

23 commenti:

Unknown ha detto...

Che post interessante, bravo per averlo scritto.

Forse si può definire "autodifesa" semplicemente una tonicità fisica e un tipo di allenamento che,con l'esperienza, potrebbe permettere di cavarsela in modo migliore rispetto a uno che pratica la sedentarietà.

Anonimo ha detto...

Post interessante che lascia pensare. Da oggi in poi scordatevi episodi a fumetti tutti azione, botte da orbi e favolose tecniche di combattimento... Capitan Novara diventerà un "supereroerecuperagattinisuglialberi"
e Ken il guerriero un attivo Testimone di Geova, annunciando una nuova apocalisse per tutti i malvagi!
Naturalmente il nostro Tex entrerà a far parte della comunità dei mormoni... Peste che noia!

F.

Luca Bonisoli ha detto...

@Fabrizio:
O Capitano, mio Capitano!
Che piacere averti qui!
Sabato farò un salto a Lucca e mi piacerebbe salutare te e Chiara.
Ci sarete? Dove potrò trovarvi?

@Michela:
La tonicità sicuramente aiuta, ma non mi pare sempre strettamente essenziale, mentre un addestramento specifico e l'esperienza... quelli sì che servono!

Anonimo ha detto...

Ciao Luca!
A Lucca abbiamo lo stand al Padiglione San Giusto, Stand E310.
Passa a trovarci, se riesci!
F.

Anonimo ha detto...

complimenti per il post.
maturo ed autorevole.
concordo su tutto e aggiungo che se non si e' abituati a "picchiare" per dare dolore ad un'altra persona e si "combatte" con chi e' abituato , il combattimento sara' sempre impari.

ivan

Luca Bonisoli ha detto...

Grazie Ivan!
Più che "abituati" a fare male penso che si debba essere "disposti", nel senso di accettarlo come fatto praticamente inevitabile in un combattimento da strada...
Comunque sul concetto sono d'accordo.

Viviana B. ha detto...

Ciao Luca! Che dire... mi hai stupita con effetti speciali!
Mi aspettavo un nuovo capitolo di Asso di Coppe e invece guarda qui che mi ritrovo!!!
Post molto interessante e molto, molto condivisibile.
Concordo in pieno anche con il tuo commento qui sopra. Non ci si abitua mai nè a far male nè a sentir male, ma talvolta bisogna essere disposti a correre il rischio. ;-)

Luca Bonisoli ha detto...

Ciao Viviana.
Conoscendo il tuo interesse per le arti marziali, aspettavo proprio un tuo commento per sentire il tuo parere in merito!
Sono felice che il post ti sia piaciuto.
Prometto che presto farò un post anche sulla catena che mi hai girato... ^__^

Anonimo ha detto...

Bud: "Possibile che non ti si può lasciare solo un momento, che è successo?"

Terence: "Stavo leggendo il Vangelo e mi hanno dato uno schiaffo"

Bud: "E tu li hai perdonati cristianamente?"

Terence: "Be', veramente no, gli ho risposto..."

Bud: "Hai fatto male non dovevi rispondere, ricordati cosa dice il Vangelo, se ti danno uno schiaffo..."

Terence: "...Porgi l'altra guancia"

Bud (al cattivo): "Prego..." SPAF! (Lo scagnozzo colpisce Bud invece che Terence) SPOF!! (Bud lo stende)

Terence: "E adesso perché l'hai colpito?"

Bud: "Perché ha sbagliato guancia!"

F.

Luca Bonisoli ha detto...

Niente da dire.
Bud Spencer e Terrence Hill hanno sempre ragione.

Sempre.

^__-

Kate ha detto...

Luke! vado OT per complimentarmi con te per il nuovo lavoro! le mie spie mi tengono informata!! ^_^

Luca Bonisoli ha detto...

Grazie, Cate!
Luca.

Anonimo ha detto...

indovina chi siamo?? scusa, ma ieri sera mi sono dimenticata di ringraziarti per i disegni che mi hai inviato: splendidi!
Come stai? Ti sei ripreso????
Ciao

Irene e Barbara

Luca Bonisoli ha detto...

Ehilà, che piacere avervi qui!
Ora sto meglio, è bastata una notte di sonno.
Grazie dei complimenti, presto pubblicherò quegli scarabocchi anche qui sul blog.
Tornate a visitarmi!

Hizagashira ha detto...

Ottimo post!
Mi piacerebbe aggiungerlo al mio blog... ovviamente citandoti, e se me ne darai il permesso!
un saluto,
Stefano

www.artimarzialikarate.blogspot.com

Luca Bonisoli ha detto...

Ciao, Stefano, grazie e benvenuto!
Ti do senz'altro il permesso di fare un collegamento a questo post e a riportarne il testo (basta citarmi e non ci sono problemi), però purtroppo non posso darti il permesso di pubblicare le tre foto dell'accoltellamento, perchè non sono mie (io stesso non le ho pubblicate direttamente).
Ho fatto un giro sul tuo blog e mi è piaciuto, perchè offre alcuni spunti interessanti (soprattutto sulla difesa personale).
Torna a trovarmi!

Fabry ha detto...

Complimenti per il Blog, mi riserverò di leggere attentamente il resto degli articoli.
Volevo dirti che tutto quanto hai detto è molto giusto e corretto.
Però a questo punto dovevi fare una precisazione, cioè spiegare l'inutilità dei corsi di difesa personale, che sono solo un metodo per rubare i soldi alla gente, dove vengono insegnate cose che mai nessuno si ricorderà di fare se aggrediti.

Luca Bonisoli ha detto...

Ciao fabry, benvenuto!
Purtroppo credo che in molti casi tu abbia ragione, soprattutto per i corsi "brevi"...
Non basta un semplice ciclo di lezioni per imparare a difendersi: sarebbe come tentare di imparare una lingua straniera in otto o dieci ore....

Anonimo ha detto...

devo dire che hai fatto la summa delle situazioni primarie in un contesto violento...... posso solo umilmente aggiungere, che alcune delle arti marziali tradizionali insegnano anke un percorso di difesa estrema..... sintetizzando il concetto filosofico/tecnico.....
prova a ricordare che le arti tradizionali nascono in un contesto assolutamente più pericoloso di quello odierno.....

Luca Bonisoli ha detto...

Ciao Anonimo.
Sono assolutamente d'accordo con te: non possiamo prescindere dal contesto di riferimento!
Quando sono state inventate le arti marziali che oggi chiamiamo "tradizionali", le situazioni violente erano diffusissime, quindi l'efficacia serviva davvero (anzi, è risaputo che in Giappone ogni clan insegnava il proprio stile e frequentemente c'erano sfide tra scuole diverse, dove gli allievi si picchiavano per vedere quale arte fosse più forte). Oggi però non è più così -grazie al cielo- quindi col tempo anche le arti marziali si sono trasformate, prediligendo spesso l'aspetto filosofico o sportivo e mantenendo solo "piccole parti" di difesa estrema. A questo riguardo penso che sia significativo come nei nomi stessi delle arti marziali giapponesi codificate tra l'800 e il 900 (karate-do, judo, aikido...) il suffisso "-do" (via, metodo) abbia spesso sostituito il suffisso "-jitsu" (arte da combattimento).
Con questo non sto dicendo che le arti marziali più violente o applicabili siano "meglio" di quelle più filosofiche o sportive: dico solo che hanno obiettivi diversi e vanno tutte benissimo, ma solo se collocate nel giusto contesto. Io stesso ho praticato nel tempo diverse arti marziali, e ognuna di esse mi ha dato tanto, anche a livello personale. Però è innegabile: alcune prediligono la filosofia, altre l'agonismo sportivo, altre ancora il combattimento reale. Nessuna arte marziale ha -nè può avere- tutto di tutto. Ogni praticante di arti marziali dovrebbe scegliere quella che preferisce in base alle sue inclinazioni e ai suoi gusti personali.
Torna pure a trovarmi, anzi ti chiedo se la prossima volta puoi firmarti, così posso chiamarti per nome anzichè "Anonimo", che è brutto... ^__^

Fabrizio La Racca ha detto...

Non si può essere in disaccordo con quanto Lei ha scritto in questo articolo.

I miei complimenti per l'esposizione di un tema così difficile come la difesa personale sul quale molti "squali" si fanno le palle d'oro.

Luca Bonisoli ha detto...

Grazie mille per l'apprezzamento.

Anonimo ha detto...

personalmente ti trovo un pò impaurito,non si deve certo essere dei rambo,ma non dovete vedere la cosa troppo drammatica.Hò lavorato nella sicurezza per quasi 5 anni e anche io avevo alle spalle esperienza nelle a.m.
E' vero la realtà fà un pochino più male,ho perso la paura di fare male e soprattutto quella di farmi male,ho assaggiato la lama di un coltello ma sono riuscito a rompere la mano di chi lo teneva,e non me ne dispiace,ma stò attento a quelle situazioni.Il problema è che chi insegna non deve far nascere in chi pratica l'illusione di diventare intoccabili.